Il duemilaundici ha visto l’uscita di Cinquanta sfumature di grigio, il best-seller erotico di E. L. James, la cui trasposizione cinematografica ha avuto un successo planetario.
Incassi a parte, si tratta di un’opera che, piaccia o meno, segna un prima e un dopo per quel che riguarda la letteratura erotica.
Infatti, i numerosi tentativi di emulazione, figli del clamore suscitato dal libro dell’autrice britannica (al quale sono seguiti altri due volumi), hanno purtroppo contribuito a rafforzare il pensiero di chi ritiene che la letteratura erotica sia solo spazzatura fatta di storie poco credibili e costruite ad hoc per le casalinghe annoiate.
Un autore che oggi intende cimentarsi nella stesura di un romanzo erotico si trova costretto a fare i conti con i cliché messi in campo da E. L. James e seguaci: giovane donna dalla bellezza algida conosce arrogante e misterioso uomo d’affari palestrato, trasformandosi, nel giro di un paio di capitoli, da Suor Paola in Valentina Nappi.
Ecco, messa così, sembra che oggigiorno scrivere un erotico equivalga a imboccare una strada senza uscita che trascina lo scrittore verso l’inferno dei luoghi comuni.
Per scrollarsi di dosso il fantasma di mister Grey, dunque, occorre guardare le cose da una prospettiva diversa.
Tradotto, la domanda che un autore dovrebbe porsi non è “Perché scrivere un romanzo erotico”, bensì “Perché scrivere un romanzo erotico dovrebbe essere così diverso dallo scrivere un thriller o un horror?”
A prescindere dal genere letterario, le prime due questioni che deve tenere ben presente colui che si accinge a scrivere la propria opera narrativa sono sempre le stesse: cosa raccontare e come raccontarla.
Si tratta di due concetti che, seppur all’apparenza banali, sono fondamentali.
Il primo punto, quello del “cosa raccontare”, ovviamente fa tutta la differenza del mondo, in particolar modo quando si vuol raccontare una storia dove l’eros la fa da padrona.
Nessuno vuol negare infatti che il sesso sia il fulcro di un romanzo erotico, tuttavia, ciò non significa che occorra scrivere delle cronache dettagliate sui rapporti sessuali dei protagonisti, anzi.
Il motore dell’erotismo è un agglomerato di sensazioni, sapori, odori, pensieri e reazioni scatenati dalla mente umana. La sfida dello scrittore sta proprio nel trasmettere questo insieme di emozioni ai propri lettori.
Le questioni del “cosa raccontare” e “come raccontarla” sono strettamente legate tra loro. La scelta del linguaggio da adottare può servire a scongiurare “l’effetto pornhub”, del quale purtroppo risentono molti degli erotici contemporanei.
Per “effetto pornhub”, (senza voler nulla togliere a uno dei dieci siti più visitati in Italia), si intende il risultato derivante dalle descrizioni dei rapporti sessuali, nelle quali vengono messi in risalto solo gli aspetti riguardanti le dimensioni dei genitali maschili o delle forme delle protagoniste femminili, senza alcun tipo di riferimento alla parte emotiva e sensoriale.
Come sosteneva Anais Nin, autrice de “Il delta di venere”, uno dei capisaldi della letteratura erotica: Il sesso perde ogni potere quando diventa esplicito, meccanico, ripetuto, quando diventa un’ossessione meccanicistica.
L’esame al microscopio dell’attività sessuale, con l’esclusione degli aspetti che sono il carburante che la infiamma (componenti intellettuali, fantasiose, romantiche, emotive) tolgono al sesso la sua struttura sorprendente, le sue trasformazioni sottili, i suoi elementi afrodisiaci.
Un’opera erotica dovrebbe quindi avvicinare il lettore alla dimensione umana dell’eros. Se si tenesse conto di questo, sarebbe di certo più difficile screditare un genere letterario che vanta opere tutt’altro che superficiali.
Enrico Bandini