Confesso che ho vissuto

L’esperienza ci insegna che l’erotismo pervade ogni aspetto della nostra vita e che è il desiderio stesso a scandire i battiti del cuore, a spingerci alla rincorsa o alla fuga. Il desiderio è come il mirino di un fucile che impone alla mente e al corpo di fondersi per correre senza esitazione verso la direzione da inseguire. Ma questa direzione, così soggettiva e intima, perché viene sistematicamente giudicata e addirittura censurata?

Per rispondere a questa domanda, potremmo scrivere un trattato. Ma quello che qui mi preme sottolineare non sono le ragioni più o meno scientifiche, biologiche, antropologiche o sociologiche, che vanno solo a vivisezionare ulteriormente un tema anziché ricondurlo alla sua integrità, bensì rispondere alle critiche “femministe”, in quanto io stessa femminista.

Concedetemi uno sfogo verso alcune persone, poche per fortuna, che ancora nel 2020 hanno da ridire sul sesso.

Nella letteratura erotica non si parla di erotismo seguendo una definizione “poetica”, perché l’erotismo è in primis autenticità: è questo il vero discrimine tra ciò che eccita e ciò che lascia indifferenti.

Dove c’è una costruzione, ovvero una sovrastruttura, difficilmente si troverà il piacere.

Dunque è spontaneo ed è erotico il Divin Marchese De Sade, quando costringe l’angelica e inesperta Augustine a sottostare alle richieste più brutali e lei, come risposta alla bestialità, per la prima volta prova piacere. Accade al di fuori del proprio controllo e nonostante la grottesca circostanza nella quale si trova.

Critica ai benpensanti

Questa scena è stata una delle più criticate perché di fatto racconta uno stupro e, secondo una lettura asettica, finisce con il legittimarlo attraverso l’improvviso consenso della vittima, quasi a rimarcare la vergognosa logica dell’ideologia fallocentrica insensibile e sorda al diniego femminile.

Eppure l’orgasmo di Augustine è a tutti gli effetti un capolavoro artistico, a eccitare è l’imposizione a non godere proprio mentre da dentro uno sconosciuto piacere spontaneo cresce a ondate e aumenta a ogni ordine bestiale, fino all’esplosione incontenibile: dentro la vita, fuori la morte.

Questo esempio vuole sottolineare che l’erotismo e l’espressione di sé precedono ogni ideologia, le quali seguono soltanto la spontanea manifestazione della vita e l’istinto alla libera affermazione. Perché ribaltare le cose e trasformare la sovrastruttura nella base di un giudizio?

Tutto ciò che si discosta troppo dal sesso eterosessuale, da camera, due volte a settimana, all’interno di un vincolo affettivo, viene tollerato sempre a stento: ma quanto è sessista e aberrante invece ricondurre ogni desiderio nell’alveo della perpetrazione sociale?

Augustine non è meno femminista di nessuna di noi quando scopre che la violenza aumenta il suo piacere, anziché spegnerlo; e De Sade non è maschilista perché descrive qualcosa che, piaccia o meno, accade realmente.

Stessa cosa per l’incesto e per gli altri argomenti che vengono censurati: ben venga che si parli e che si scriva di tutto ciò che nella realtà accade, anche della pedofilia e della necrofilia! La storia ci insegna che la letteratura è sempre stata soggetta a censure, ma non per questo il mondo è cambiato, anzi.

L’ignoranza

Sono l’ignoranza e l’incapacità di frugare nei meandri della nostra anima che creano la violenza, non i libri; questi semmai ne sono l’antidoto. Perché un romanzo giallo, con orribili omicidi e smembramenti, può essere venduto nelle librerie, mentre scrivere di un incesto comporta la condanna alla black list? Non è questo un moralismo da quattro soldi?

Prima del capitalismo, prima delle battaglie femministe, prima del maschilismo da combattere, prima ancora della regolazione della forza del desiderio e della sua ritualizzazione a motore sociale, c’era l’essere umano.

Lui e solo lui è il vero, autentico protagonista di ogni romanzo erotico. D’altronde lo dicevano anche gli autori latini “Homo sum, humani nihil a me alienum puto” (“Sono un uomo, e nessuna cosa umana ritengo estranea a me” – Terenzio, Il punitore di sé stesso): non censuriamo anche quest’antico messaggio di vita.

Silvia Ripà, presidente della Associazione Culturale Brè Edizioni ed Eroscultura